I volatili, in particolar modo quelli di piccola taglia, sono molto sensibili ai gas. Basti ricordare l’utilizzo dei canarini nel XIX secolo nelle miniere, per rilevare tempestivamente, da parte degli operai, la presenza nell’aria di metano o di monossido di azoto anche in minime quantità. Finché infatti il canarino, portato all’interno delle gallerie di scavo cantava ed era vivace, era segno che l’ aria respirata era salubre, se mai invece il canarino fosse morto, questo era l’allarme che bisognava tosto evacuare la miniera. Il canarino, come i pappagallini ondulati sono soggetti all’intossicazione provocata, oltre che dai due gas sopra citati, anche dal fumo di sigarette e dal teflon riscaldato.
In merito è opportuno non fumare negli ambienti in cui sono presenti le voliere di questi uccellini, e mantenere sempre una buona aerazione. Ma anche non dobbiamo tenere le gabbiette con i nostri canarini nella cucina dell’appartamento. Qui infatti, durante la cottura degli alimenti, dalle pentole rivestite di teflon, e magari parzialmente rigate e scrostate, il teflon stesso riscaldato sprigiona dei gas per noi totalmente innocui ma che inalati dal canarino possono provocare una sintomatologia respiratoria, oltre a dispnea e cianosi, ossia colorazione violacea, delle mucose apparenti.
Nei casi più gravi per alleviare la forma simil asmatica che può comparire, dovremo somministrare farmaci a base di cortisone, comunque dietro consiglio e prescrizione del medico veterinario curante.
Dott. Marco Gentile, Medico Veterinario, Albo 1622 Torino