Potrebbe succedere che gli uccelli ornamentali tenuti in libertà presso le nostre abitazioni vengano accidentalmente a contatto con prodotti rodenticidi.
Questi veleni usati per la disinfestazione di topi e ratti solitamente sono formulati in polvere con la quale vengono cosparsi semi di frumento, di girasole e granaglie varie, a loro volta protetti e confezionati in bustine di carta. Di norma la polvere ha colore rosso porpora per potere identificare prontamente le sementi trattate ed il veleno impiegato. Questo è per lo più un rodenticida dicumarolico, ossia un tossico che svolge un’azione antagonista alla vitamina K, e provoca quindi sindromi emorragiche.
Accidentalmente le bustine potrebbero rompersi e, se non ben nascoste e dislocate in luoghi protetti, i semi contenuti al loro interno potrebbero fuoriuscire ed allettare il volatile che li vede ed istintivamente se ne ciba. I primissimi sintomi comprendono le emorragie cutanee e sulle mucose orali e della cloaca. Può anche comparire epistassi dalle narici poste sulla parte superiore del becco. Il volatile avvelenato apparirà debole, accasciato sul fondo della voliera, ed anoressico.
La diagnosi va effettuata nel tempo più rapido possibile perché dal momento che compaiono le petecchie e le emorragie la prognosi è generalmente infausta. Qualora la repentinità di intervento lo consenta si può tentare una terapia a base di vitamina K alla dose di 1- 2 mg/kg di peso da somministrare dalle tre alle otto volte al giorno per via sottocutanea o meglio ancora intramuscolare profonda nei muscoli pettorali.
La trasfusione di sangue sarebbe utile ma estremamente complessa ed improbabile da attuare in tempi brevissimi. Tuttavia la fluido terapia può svolgere un discreto ruolo ripristinando i valori della volemia, ossia il volume di sangue corporeo. Scongiuriamo pertanto prestare estrema attenzione nel manipolare questi veleni.
Dott. Marco Gentile, Medico Veterinario, Albo 1622 Torino