Il giardino tropicale si sta diffondendo ampiamente. Palme, banani, bambù, orchidee, ninfee infatti conquistano giardini e terrazzi, complice il cambiamento climatico e, soprattutto, la cosiddetta “isola di calore urbano” che, all’interno delle cittadine, rialza le minime invernali anche di 4 o 5 °C rispetto alle campagne circostanti. Per i fortunati possessori di umidi e ombrosi cortili di città sarà quindi più facile riuscire a creare una propria “giungla privata”.
Per un “effetto Tropici” sono molte le specie oggi a nostra disposizione (oltre a palme, banani e bambù diversi alberi, arbusti e rampicanti, piante erbacee e bulbose), per cui anche in situazioni difficili sarà possibile trovare la pianta che fa al caso nostro. L’importante è andare a “pescare” nei luoghi di origine giusti: in questo caso zone caratterizzate da estati lunghe, calde, umide, e da inverni freschi (a volte persino freddi) e moderatamente asciutti. Vediamo ora le esigenze di coltivazione di questa tipologia di piante.
o Esposizione: essendo specie abituate a vivere, in natura, al riparo di altre piante, amano la luce filtrata – quando non addirittura l’ombra – almeno nelle ore centrali della giornata.
o Annaffiature: abbondanti, nella fase di crescita; diradate oppure sospese quasi completamente durante la stasi vegetativa.
o Concimazioni: anche in questo caso, provenendo da ambienti in cui sono abituate ad affondare le loro radici in suoli sciolti e permeabili, ricchi o ricchissimi di sostanza organica, amano concimazioni abbondanti, anche se distanziate, oppure leggere e ravvicinate, in grado di sostenere crescite a volte veramente “esplosive”, come è il caso di certi bambù o dei banani.
o Tempo: se c’è una cosa, oltre al vento, che queste piante temono, è la neve. Perché spesso è mancata loro – nel corso dell’evoluzione – la conoscenza diretta con questo affascinante fenomeno. Le loro splendide foglie, solitamente così generose ed esuberanti, temono il contatto con i candidi fiocchi ghiacciati che nel migliore dei casi possono ustionarle e nel peggiore farle cadere al suolo.
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