Questo è l’anno dei frutti insoliti che portano benessere, hanno nomi curiosi: guomi, amelanchier, aronia, asimina, josta, tayberry… Non sono “nuovi” e anzi alcuni hanno una lunga storia di coltivazione, ma oggi sono alla ribalta per le loro virtù nutritive e terapeutiche.
Oggi facilmente reperibili e sono arrivati anche nei supermercati oltre che nei terrazzi e nei giardini, dove la loro presenza è in sensibile aumento. Alcuni trovano impiego nelle cure naturali: il ciliegio di Nanchino, Prunus tomentosa, è di aiuto per prevenire e combattere i problemi bronchiali e la tosse, ha un pregiato valore ornamentale e resiste al gelo; i frutti hanno potere astringente e antibiotico. Il maqui o mirtillo della Patagonia, Aristotelia chilensis, produce bacche ricche di antocianine, sostanze antiossidanti preziose per il nostro organismo; l’uva ursina, Arcostaphylus uva ursi, ha foglie e frutti utilizzabili in tisane.
Ma il più “gettonato” è il goji, Lycium barbarum le cui bacche possono essere consumate fresche, anche aggiunte alle insalate, oppure fatte essiccare per essere poi consumate come snack o come aggiunta al muesli con latte o yogurt. Si coltiva facilmente anche in vaso, non teme il freddo e i graziosi frutti rossi maturano dalla tarda estate in poi.