Come tutti i rettili, anche le tartarughe sono animali eterotermi, ovvero la loro temperatura corporea è uguale a quella dell’ambiente esterno, a differenza dei mammiferi che sono dotati di strutture tali da mantenere il loro corpo a temperatura costante. Quindi, se le temperature superano determinati valori, diventando troppo alte o troppo basse, le tartarughe entrano in uno stato di vita latente riducendo ogni tipo di attività. Tale meccanismo metabolico è chiamato letargo o ibernazione quando si verifica per il freddo, estivazione se dovuto al caldo. Quasi tutte le specie sono interessate da questo comportamento, a parte quelle originarie dei climi più caldi che tutt’al più trascorrono alcuni periodi di brumazione, sorta di latenza più breve e a temperature più miti, mai sottozero.
Quando dunque cominciano ad avvertire delle condizioni climatiche che vanno circa sotto i 15 °C e sopra i 35 °C, le tartarughe individuano un luogo riparato dove sistemarsi praticamente immobili, senza mangiare, fino a che la temperatura non varia nuovamente, risalendo o scendendo.
Le tartarughe di terra tendono a seppellirsi parzialmente se non totalmente sotto la sabbia o materiale simile, mentre le tartarughe acquatiche si ritirano nel fango sott’acqua. Lo scopo è per tutte quello di ridurre l’influenza diretta della temperatura ambientale e conservare la temperatura minima vitale.
Quando è meglio evitarlo
Il letargo è un passaggio delicato e faticoso nella vita di una tartaruga. Se dunque è bene rispettare le abitudini della specie favorendolo anche negli esemplari allevati in casa, in determinate situazioni è meglio valutare la possibilità di evitarlo. Gli animali devono essere in condizioni ottimali: adulti, ambientati da qualche mese, ben alimentati e sani. In caso contrario il rischio è che il metabolismo non sia in grado di superare la latenza e l’animale non si risvegli più. Dunque le tartarughe appena nate, quelle debilitate, malate o in convalescenza è meglio che superino l’inverno in casa, regolarmente alimentate e mantenute a calore costante, anche se abitualmente allevate all’aperto (sarà pertanto necessario allestire per loro un terrario o acquaterrario). Non è infatti sufficiente portarle in casa, o vicino a un calorifero, per farle sopravvivere.
Regole per piccole tartarughe
Il letargo per le baby tartarughe è sconsigliato o, quantomeno, rischioso, se si tratta di esemplari nati in settembre o ottobre, quindi decisamente piccoli al momento critico. Il pericolo che non si risveglino è piuttosto alto. Le piccoline infatti non hanno un metabolismo abbastanza robusto, né scorte “fisiche” sufficienti a coprire il periodo in cui non si nutriranno. D’altro canto, saltare completamente la fase di ibernazione negli esemplari piccoli, ma non neonati, può essere altrettanto problematico, con disturbi connessi allo sviluppo della struttura ossea e agli organi interni.
Alcuni allevatori, come alternativa al mantenimento forzato in attività, consigliano un letargo breve, della durata di 45-70 giorni, facendo attenzione in particolare alla temperatura. Se fa troppo freddo, la massa corporea della baby tartaruga non sarebbe sufficiente per salvarla dal congelamento; se fa più caldo, il rischio è una riattivazione del metabolismo pur senza risveglio – e dunque senza alimentazione -, cosa che porterebbe a esaurire rapidamente le energie di riserva. Particolare attenzione andrà riservata anche al momento del risveglio: la gradualità nella ripresa delle attività è fondamentale.
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