Piantare o trapiantare una clematide è un’operazione che dal punto di vista “tecnico” non riveste particolari problemi, ma è comunque necessario fare attenzione ad alcune necessità che garantiranno un buon risultato. Le molte specie e gli ibridi del genere Clematis sono sempre più apprezzati nei giardini, non solo come rampicanti di piccole dimensioni su spalliere, pergolati e appositi supporti triangolari a forma di obelisco, ma anche in libertà tra gli arbusti, che forniscono il sostegno necessario.
Vediamo le principali operazioni per una corretta messa a dimora.
Le clematidi esigono terreni fertili, di buon impasto e ben drenati, anche calcarei ma ricchi di humus o terriccio di foglie, alleggeriti da sabbia di fiume se pesanti e argillosi. Evitate aree del giardino troppo asciutte e anche quelle che trattengono molta umidità durante l’inverno, che favoriscono marciumi e funghi.
Se intendete posizionarle in prossimità di muri, piantatele a circa 30 cm di distanza e guidatele a destinazione con bacchette di bambù. Lo stesso vale nell’associazione ad arbusti sempreverdi o caduchi già esistenti, evitando di situarle troppo vicine alla base che ne impedirebbe lo sviluppo.
Tutte le clematidi (e gli ibridi in particolare) richiedono radici all’ombra e chioma al sole. Un ombreggiamento della base si può ottenere con uno strato spesso di pacciamatura, oppure con pietre opportunamente disposte (che proteggeranno tra l’altro i delicati steli emergenti).
Il trapianto degli esemplari in vaso si può effettuare in ogni stagione, badando di non danneggiare le radici e preparando una buca di almeno 60×60 cm. Alla terra di riempimento si dovrebbe aggiungere torba, almeno intorno al pane radicale, per facilitare l’attecchimento che può altrimenti risultare difficoltoso.
Per limitare i danni di malattie fungine, tuttora non ben identificate, che possono provocare l’afflosciamento degli steli e la morte dell’esemplare entro pochi giorni, è utile piantarle circa 15 cm sotto il livello dello stelo in vaso, questo generalmente permette la ripresa vegetativa della pianta dopo qualche mese.
La coltivazione in contenitore, sufficientemente ampio (almeno 60-70 cm di diametro e profondità) presenta spesso la soluzione ideale se il terreno delle bordure è poco ospitale. È importante prevedere un supporto adeguato subito dopo l’impianto per permettere ai teneri virgulti, molto fragili e con tendenza a spezzarsi se maneggiati con poca delicatezza o in presenza di forti venti, di aggrapparsi saldamente avvolgendo le giovani foglie intorno al sostegno.