Se hai una piscina, la scala del PH è importante perchè il pH è una grandezza che esprime la concentrazione degli ioni idrogeno in una soluzione acquosa. Il termine deriva dal francese pouvoir hydrogène (potere d’idrogeno). In realtà si dovrebbe parlare di attività e non di concentrazione di ioni idrogeno. Per semplificare, facciamo riferimento alla concentrazione, supponendo che coincida con l’attività.
La formula matematica che esprime il pH di una soluzione è: pH=-log10 [ H30+]
Tale valore è espresso da un numero compreso tra 0 e 14. Le soluzioni aventi pH inferiore a 7 rientrano nel campo di acidità, le soluzioni a pH superiore a 7 rientrano nel campo di alcalinità. A pH 7 siamo in condizioni di neutralità (ad una temperatura di 25°C): come si evince dalla formula, la scala logaritmica indica che per piccole variazioni di valore di pH, corrispondono grandi concentrazioni di ioni idrogeno.
Per la determinazione del pH delle soluzioni acquose si utilizzano dispositivi elettronici chiamati pHmetri, che misurano il valore del pH per mezzo di una differenza di potenziale che insorge su particolari elettrodi denominati elettrodi a vetro.
In alternativa esistono metodi meno accurati basati su sostanze di origine vegetale, che assumono colorazioni diverse a seconda del pH della soluzione con la quale vengono a contatto. Un esempio pratico è costituito dalle cartine tornasole, ottenute per estrazione con alcali dai licheni. Il metodo chimico per la determinazione del pH consiste in una titolazione acido base con l’ausilio di un indicatore chimico.
In natura esistono parecchie sostanze che cambiano colore a seconda del pH a cui si trovano: ad esempio, il succo estratto dal cavolo rosso, l’estratto di more, l’estratto di petali di alcuni fiori colorati e in genere tutte le sostanze contenenti antocianine ovvero dei pigmenti idrosolubili che variano dal rosso al blu, appartenenti alla famiglia dei flavonoidi.
L’acqua pura a 25° in atmosfera inerte ha un pH 7. In condizioni normali una soluzione di acqua pura risulta lievemente acidula a causa dell’assorbimento dell’anidride carbonica presente in atmosfera.
Il pH di un detergente è di importanza rilevante e costituisce in un certo modo la carta d’identità del detergente stesso. In genere i detergenti a pH alcalino, ovvero aventi il pH maggiore di 9, sono sgrassanti quindi agiscono sullo sporco mediante una reazione di saponificazione alcalina.
I detergenti a pH acido, con pH inferiore a 4, solitamente sono detergenti anticalcare nel senso che agiscono su sporco di natura calcarea trasformando, per una reazione di
acidificazione, il sale insolubile depositato su una superficie in un sale solubile in acqua.
I detergenti neutri sono in genere dei manutentori e hanno un pH compreso tra 5 e 9, ovvero a cavallo della zona di neutralità: sono lievemente acidi o lievemente alcalini.
Si tratta comunque di una generalizzazione perché il potere sgrassante o anticalcare non dipende solo dal pH, ma anche da altri fattori. In definitiva il pH fornisce un’indicazione di massima sulla tipologia di detergente che andremo ad usare.
Per quanto riguarda invece la sicurezza nell’utilizzo di un prodotto chimico, il pH è da tenere in considerazione quando ci si imbatte in prodotti situati agli estremi della scala del pH ed è quindi necessario cautelarsi con dispositivi di protezione individuale: le miscele a carattere fortemente alcalino provocano saponificazione della strato superficiale dell’epidermide creando a lungo andare effetti di sensibilizzazione, mentre le soluzioni acide in genere causano irritazioni.
Ci sono, oltre al PH, altre tipologie di trattamento a base di cloro