Urban farming 2.0 o meglio il futuro delle citta passa dell’agricoltura in giardino e nei parchi urbani, con una nuova generazione di urban farmers che sfruttano i social e la domotica per creare produzioni alimentari a metri zero e ottenere contesti abitativi più sostenibili. Sono progetti che non richiedono metamorfosi drastiche: il cambiamento può avvenire gradualmente, stimolato da azioni del governo urbano, come sta accadendo in alcune città del Nord Europa i cui progetti pilota danno risultati molto interessanti. Sostenibilità ambientale, accesso a cibo biologico autoprodotto e promozione dell’aggregazione sociale sono tra i benefici che potrebbero fare dell’agricoltura urbana un nuovo strumento di politica gestionale delle città. E non si parla solo di orti ma anche di produzione di cereali, vigneti e alberi da frutto, estendendo il concetto agli enormi spazi urbani marginali “dimenticati”, come aree abbandonate, sponde dei fiumi, margini ferroviari.
Alle motivazioni ambientali, come la riduzione della CO2 e la tutela della biodiversità, l’agricoltura urbana aggiunge i valori legati alla salute e alla qualità nel cibo. Non resta che mettersi al lavoro e, al posto delle begonie, piantare patate, farro o un filare di vigna: una sfida affascinante… e possibile.